INTERVISTA A PETER MUNZLINGER

09-05-2007
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Dal successo della prisma north sails, ai compionati italiani vinti con la da kine e thomas fauster, con la yes top 3 alle ranking list mondiali, vincendo con menegatti i mondiali formula juniores e i titoli italiani con andrea cucchi. Dopo 10 anni nasce point-7 e peter decide cosi di entrare in questa nuova sfida con un vero team di professionisti in tutti i campi. Con andrea cucchi point-7 vince subito il campionato italiano slalom utilizzando una vela senza camber: la ac-0. Adesso con la ac-1 che è appena stata consegnata 1 settimana fa’, (la nuovissima vela con 4 camber),  ha partecipato  con vari atleti subito a 3 regate al primo finesettimana. Prima alla prima tappa del campionato baltico di slalom, prima al campionato inglese di slalom. Prima al campionato zonale lombardo sul lago di lovere con  atleta uno dei soci di point-7, massimo masserini.  Tifiamo point-7 che portera’ il windsurf italiano sui podi piu’ alti  internazionali!
 
Nome Cognome:
Peter Munzlinger
 
Luogo di Nascita:
Colonia, in Germania, ma i miei genitori si sono trasferiti in Toscana quando avevo 4 anni.
 
Hai mai regatato in windsurf?

Parecchio, da sempre,  ho iniziato a fare windsurf nel settembre del 1976 se non mi sbaglio, e a pasqua 77 ho fatto la prima regata. Non ho ancora smesso. Però ho sempre lavorato e fatto regate solo per hobby, quando ne avevo tempo, comunque mi sono tolto le mie soddisfazioni.
 
Tuo record sul GPS?
Circa 33 nodi in acqua mossa con onde e chop, non ho mai provato in acqua piatta. Sento spesso tanta gente che spara delle velocità assurde, e francamente non riesco a capire come facciano, fare quella velocità è stato molto impegnativo e ero veramente al limite.
 
Veleria:
Point 7
 
Come ti sei trovato a fare vele?
Da ragazzo, quando i miei amici surfisti si interessavano a costruire tavole, io ero più interessato alle vele, infatti ho modificato un paio di vele da seconda divisione (vele da regata triangolari che si usavano sulle tavole a volume) in vele funboard con boma corto e stecche passanti.
 
Come mai dalla North alla Da Kine? E con la Yes cos’e’ successo. 
Brevemente: vedendo che alla North non avevo grandi sbocchi, a causa della figura dominante di David Ezzy come velaio, quando mi si è presentata la possibilità di lavorare al progetto vele della Da Kine ho subito aprofittato. Ma la cosa non è durata molto perché alla fine Da Kine non si identificava con quel tipo di prodotto, preferendo concentrarsi su trapezi, footstraps e borse. Allora è nata Yes.
 
Ancora adesso l’usato Yes vale molto per via dell’ottima costruzione. Aveto conclusi terzi l’Eurocup nella classifica costruttori, vinto titoli italiani e mondiali, il Garda era invaso di Yes, ed ad un certo punto POINT-7. Com’è avvenuto? 
A un certo punto non ho visto più sbocchi e possibilità di sviluppo con Yes e mi stavo orientando maggiormente verso le vele da barca, ma fortunatamente è arrivato Andrea Cucchi con il suo nuovo progetto ed eccoci qua. Devo dire che con POINT 7 mi trovo benissimo, finalmente ho la possibilità di fare uno sviluppo delle vele molto approfondito, cosa che prima per motivi di costi o di tempo non era mai stata possibile. Quindi penso che saremo in grado di migliorare in maniera esponenziale quanto ero riuscito a fare in passato
 
Abbiamo visto le ultime vele con il monofilm nero metalizzato? Pura estetica o ha qualche funzionalità?
Oltre al fatto estetico, il monofilm nero che utilizziamo ha una notevole resistenza ai dannosi raggi UVA del sole. Questo materiale viene fabbricato incollando insieme due sottili pellicole di monofilm con il colorante e sostanze anti UVA, mischiate alla colla, nel nostro caso specifico sono inserite nel collante anche delle particelle riflettenti, tipo vernice metallizzata, che accrescono ulteriormente il potere di protezione dai raggi solari. Con questo materiale riusciamo a raddoppiare la vita della vela. 
 
Quante linee fate?
Una cifra, non riesco più a staccarmi dal computer. Sto continuamente disegnando vele nuove. Naturalmente le vele disponibili adesso sono già state realizzate l’anno scorso, mentre adesso stiamo lavorando al programma 2008 che presenterà molte sorprese. Tra un paio di mesi arriverà la nuova linea da wave on-shore. La SADO. E’ molto avanti come costruzione e look. Abbiamo messo insieme veramente le richieste di tutti per offrire una performance entusiasmante per questa tipologia di vela.
 
Qual è stata l’esperienza più bella che hai fatto come velaio?
E’ sempre molto soddisfacente quando che vedi il frutto del tuo lavoro ha successo, sia a livello di competizione con i risultati, sia quando dei normali windsurfisti ti fanno i complimenti perché pienamente soddisfatti dalla tua vela. Entrambe le cose mi sono successe parecchie volte. Una grande soddisfazione ce la siamo tolta insieme io e Andrea Cucchi, mi sembre nel 1997, quando era un perfetto sconosciuto e lo notai a una regata e decisi di sponsorizzarlo quando nessuno lo prendeva in considerazione. Quella stagione vinse quasi tutte le regate alle quali prese parte.
 
Parlaci della AC-1.
Tanto lavoro. Tante modifiche e prototipi. Ore ed ore in acqua e dietro la macchina da cucire. Adesso però ci stanno arrivando tantissime e-mail dai nostri clienti e regatanti. Tutti super contenti ed entusiasti. Molti ci mandano le foto della schermata del loro GPS increduli di aver battuto i loro record. Qualche atleta le ha già utilizzate in gara ed ha avuto successo. La fatica, già dalle prime e-mail è stata ripagata. Abbiamo fatto molto lavoro per organizzare al massimo POINT-7 in questi ultimi  per dare il massimo del servizio.  Ora grazie tutti i nostri collaboratori, Andrea avrà anche lui più tempo per dedicarsi alle regate ed allenamento. E’ motivato a mille per far sfrecciare con questo nostro prodotto. Il 2007 sarà di riscaldamento, ma col 2008 vedo Andrea bello carico: più che mai.
 
Che programma utilizzate per disegnare le vele?
Un normalissimo programma di CAD. Il computer è un grande aiuto per disegnare le vele, ma voglio ribadire che a fare buone vele è l’esperienza, e tante ore in acqua a provare le vele, e in veleria a modificarle. In passato quando non erano ancora accessibili questi mezzi, ho fatto tutto il lavoro a mano, disegnando e realizzando dime in monofilm grosso a grandezza naturale, un incubo se ci ripenso.
 
Personalmente provi le tue vele? Quanto pensi sia importante questo fatto?
Certo, sempre. Per parlare la stessa lingua con chi usa le vele, dagli atleti, al windsurfista della domenica, bisogna passare molte ore in acqua, con tutti i tipi di vele e tavole, in tutte le condizioni. Nei due inverni passati abbiamo passato certe giornate in acqua dalla mattina alla sera, a testare ogni tipo di vela. Quando riesci a sentire la vela in mano e sai che sensazioni cerchi, oppure capisci quello che cerca un atleta come Andrea Cucchi, allora è più facile concepire le modifiche necessarie, o realizzare una nuova vela. Inoltre il windsurf è la mia passione, e non potrei immaginare di fare vele senza provarle.
 
Con che criterio provate le vele?
Fondamentalmente si testa sempre contro un cosiddetto benchmark, cioè una vela che va particolarmente bene, o che ha certe caratteristiche che si vogliono migliorare. Generalmente si esce in coppia, con tavole uguali, e poi ci si cambiano le vele, mantenendo però la tavola per avere le regolazioni a cui si è abituati, e poi ci si cambia le impressioni, annotando subito tutto. Altre volte capita anche che uno dei due mantenga sempre la stessa attrezzatura, mentre è l’altro che cambia. L’obbiettivo è sempre terminare la session con le idee chiare su cosa funziona e cosa no, per poi decidere dove andare a intervenire con le modifiche.
 
Quando testate le vele da race lo fate contro le vele della concorrenza?
Cerchiamo sempre di uscire contro degli avversari che usano le vele della concorrenza, per vedere se siamo competitivi. Se riusciamo e siamo particolarmente fortunati, ci facciamo prestare l’attrezzatura e facciamo un giro. Indipendentemente dal racing, avere possibilità di provare più vele possibili, di tutti i tipi e tutte le marche, arricchisce molto. Capire i punti deboli e i punti di forza, oppure anche una sola caratteristica che ti piace in particolare, sicuramente aiuta a fare vele migliori.
 
Da dove prendi l’ispirazione per nuove idee per il racing?
C’è poca ispirazione, l’obbiettivo è fare vele competitive e con il feeling che si vuol ottenere e in generale si va avanti dalle vele precedenti. Nel racing l’evoluzione è continua, a un certo punto bisogna mettere in produzione una vela, ma poi lo sviluppo va subito avanti per il modello successivo. Rimangono sempre delle cose che avresti voluto provare o delle nuove idee. Quindi non ispirazione, ma tante ore in acqua, il più possibile critiche verso il proprio prodotto, per cercare anche il pelo nell’uovo.
 
Dove li fate i prototipi? E le vele si serie? Quanti prototipi all’anno?
Sia i prototipi che le vele di serie li facciamo presso la fabbrica in Cina che ci produce le vele. In questo modo abbiamo molti vantaggi: intanto lavoriamo su vele con tutte le finiture uguali alle vele di serie, e una volta finito lo sviluppo abbiamo la vela finale già pronta, non c’è bisogno di andare a metterla in produzione. Inoltre il numero dei prototipi non è un problema, farli a mano è un grosso lavoro e riuscire ad avere pronto un intero set di una linea in un momento per fare tutti i test sarebbe molto difficile. Invece mi basta mandare i file in cina e dopo due settimane ho pronto un intero set di vele su cui lavorare. Sicuramente facciamo più di cento prototipi all’anno.
 
Quante volte andate in Cina per controllare la produzione?
Con il reparto samples  e produzione in Cina siamo molto affiatati, perciò è sufficiente andare una, due volte al massimo in Cina a seguire la produzione.
 
Quanto è importante l’albero sulle vele?
E’ fondamentale. La vela viene tagliata sull’albero che produciamo. E’ la spina dorsale della vela. Non mi stuferò mai di dirlo. L’albero consigliato è l’unica situazione che si può creare per avere la prestazione massima sviluppata. Risparmiare quel poco comprando alberi non sviluppati sulle vele specifiche, vi costerà molto di più in prestazioni. Noi lavoriamo molto sullo sviluppo degli alberi perché diventa basilare sulla performance della vela. Abbiamo l’Italica che ci appoggia e soddisfa tutte le nostre richieste al mm e %, ed è fondamentale per noi. 
 
In quanti lavorate sullo sviluppo delle vele race?
Principalmente Andrea ed io, poi nel corso della stagione si uniscono nei test tutti gli atleti e i promoter con cui riusciamo a entrare in contatto. Ognuno da il suo contributo, con le sue sensazioni e commenti, che ci aiutano a migliorare continuamente.
 
Qual’e’ il tester con più sensibilità nella vostra squadra? Quali sono le qualità che il tester deve avere?
Come detto il lavoro di sviluppo lo facciamo Andrea e io, nel senso che decidiamo le caratteristiche e il feeling che vogliamo ottenere da una particolare linea di vele. Facciamo poi provare i prototipi a quante più persone possibile, in particolare i nostri atleti e promoter, ed è interessante sentire i commenti di tutti. Un tester deve semplicemente utilizzare la vela in maniera consapevole, cercando di focalizzare tutte le sue caratteristiche, e poi dare il suo feedback. E’ chiaro che quante più vele hai provato in questo modo consapevole, tanto più sarai in grado di descriverne le caratteristiche. Sicuramente il più sensibile è Andrea, che dopo due bordi sa già farti la radiografia completa della vela.
 
E’ più complicato lo sviluppo delle vele Formula o Slalom? Personalmente, qual è la sfida più grossa nelle vele in generale?
Tutte le vele sono complicate da sviluppare, le vele racing in particolare, perché devono saper fare così tante cose insieme, e essere veloci. Tra Formula e Slalom direi Formula, anche a causa delle dimensioni extra large, che creano non pochi problemi nel maneggiarle in veleria e sotto la macchina da cucire. La sfida più grande? Decidere che modifiche apportare dopo ogni test, per ottenere i risultati ricercati. Sappiamo sempre esattamente quello che vogliamo dalla vela, è come ottenerlo che è il problema.
 
Quale caratteristiche cercate per le 2 tipologie di vele?
Massima stabilità di profilo, velocità e enorme range di utilizzo per entrambe, poi chiaramente le vele da Formula devono funzionare meglio nelle andature più estreme che si fanno con questo tipo di tavola, cioè bolina stretta e lasco molto profondo, mentre le vele da slalom, devono dare molto controllo, in particolare quelle più piccole. Queste differenze di utilizzo si rispecchiano nel design, in particolare nel profilo, nella maniera in cui apre la balumina.
 
Quanto conta l’estetica in una vela per il cliente finale? Fosse per te le faresti senza grafica, o pensi che la grafica sia un componente derivante dalla prestazione?
Moltissimo, nel mondo di oggi l’estetica è fondamentale, e il successo e la fama del made in Italy ne è la prova. Dal piccolo telefonino, alle automobili, ogni prodotto è curatissimo in questo aspetto. A me interessa molto di più la funzionalità che l’estetica, perché voglio divertirmi in acqua, se però c’è anche l’estetica tanto meglio. A me non piace l’estetica a scapito della tecnica e della funzionalità, nelle nostre vele cerchiamo sempre una estetica funzionale, se così si può dire, non abbiamo cuciture messe in maniera illogica o in una posizione a rischio rottura, abbiamo delle linee guida dalle quali non si scappa.
 
Qual’è il posto ideale per fare lo sviluppo race?
La Sardegna è ideale per lo sviluppo di qualsiasi tipo di vela, ha un clima mite durante l’inverno per cui si può uscire tutto l’anno, fa vento quasi tutti i giorni, e basta spostarsi un po’ per trovare sempre la condizione ricercata. Rispetto a tantissime altre località, anche esotiche, la forza della Sardegna sta nella varietà delle condizioni: vento leggero, vento forte, acqua piatta, acqua mossa, si trova di tutto. Inoltre ci sono anche delle ottime onde.
 
Descrivici il tuo quiver di tavole e vele?
Come tavole sono parecchi anni che uso gli Starboard, come slalom ho gli ISONIC 133 e 87 che sono spaziali. Utilizzo il 133 con la AC-1 8,7 fino oltre 15 nodi di vento, se c’è più vento passo all’87 con la 7,2, e se è veramente forte armo la 6,2, se poi il vento è ancora più forte (oltre 35/40 nodi), allora non mi diverto più, e raramente esco anche col wave in quelle condizioni. Per il wave ho un custom da 76 litri che uso con le nuove Sado, 5,4 4,7 e 4,2 in un range di vento dai 15 nodi a oltre 30 (anche qui se è troppo forte non mi diverto). Se non c’è vento ho un longboard Takayama 9,2 e sto facendo un pensierino al SUP.
 
Chi ha più sensibilità nel testare l’attrezzatura: un’atleta racing, freestyler, o wavesailor. A chi date in mano lo sviluppo per le vele freeride?
L’atleta race, perché dai test e dalle regolazioni corrette dipendono i risultati nelle regate. Diciamo che è abituato. Gli atleti freestyle e wave dipendono molto più dalla loro bravura e dall’allenamento, quindi spesso sottovalutano questo aspetto, anche se anche a loro una maggiore consapevolezza dell’attrezzatura che utilizzano porterebbe indubbi vantaggi.
 
Perché comprare un vela POINT-7?
Non badiamo spese per dare la massima qualità  sulle finiture, e materiali. Ve lo proponiamo al miglior prezzo possibile, ed incluso un post vendita eccezionale tramite i membri del nostro team, sempre disponibili sulle spiagge e sul nuovo sito www.p7squad.com .Potrete cosi chiedere a tutti noi consigli sul trimmaggio e combinazioni ottimali per il vostro materiale. Un vero customer care sotto tutti gli effetti!  Lavoriamo molto sullo sviluppo per ottenere quel feeling particolare che rende difficile tornare indietro a quelli che provano le nostre vele!  

INTERVISTA A PETER MUNZLINGER
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